Risultati BESS

RISULTATI DEL PROGETTO BESS FINANZIATO DALLA REGIONE SICILIANA NELL’AMBITO DEL PROGRAMMA INTERREG ITALIA MALTA

BESS è un progetto coordinato dal Prof. Giovanni Randazzo di UNIME e  finanziato dall’Assessorato alla Programmazione della Regione Siciliana nell’ambito del programma Interreg Italia Malta. L’attività è stata mirata al monitoraggio delle Pocket Beaches di Sicilia, Malta e Gozo; si tratta di quelle mini/micro spiagge, spesso iconiche per la loro bellezza, confinate tra due promontori, come per esempio quelle di San Vito lo Capo, dell’Isola Bella di Taormina, delle baie che si affacciano sull’Area Marina Protetta di Capo Milazzo o nella Riserva Naturale di Ramla a Gozo, straordinari attrattori di turismo da spiaggia, ma spesso oggetto di processi erosivi che ne minacciano la loro stessa esistenza.

Non si ha certezza dell’impatto che gli effetti dei Cambiamenti Climatici avranno nel futuro, ma è evidente che l’inerzia di quelli già prodotti si riprodurranno per i prossimi secoli sulle nostre coste e alla luce di ciò non si potrà continuare a proteggerle dall’erosione costiera in modo rigido e passivo, spostando i processi erosivi sottoflutto e innescando fenomeni di costruzione di barriere a catena che tra l’altro sono diventati un costo socio ambientale insostenibile.

Come più volte affermato dal Prof. Giovanni Randazzo docente di Cartografia e Dinamica dei Litorali e di Environmental Geology presso l’Università degli Studi di Messina, è necessario trovare soluzioni resilienti e sostenibili che mantengano la qualità delle spiagge che comunque, con la loro stessa presenza, rappresentano il primo baluardo che il mare incontra nel suo incedere verso terra.

A progetto BESS concluso abbiamo due risultati.

Un primo risultato è concreto e tangibile; è evidente che il monitoraggio è alla base della buona gestione della spiaggia. Su tutte le spiagge è stata realizzata un’aerofotogrammetria da drone e una batimetria da immagini satellitari che permettono di definire l’analisi geomorfologica di dettaglio dell’intero sistema, dalla profondità di chiusura alla battigia, da quest’ultima sino alla duna o alla prima struttura antropica che rappresentano, nella maggioranza dei casi, il limite superiore della spiaggia emersa. A queste è stata associata l’analisi dei sedimenti delle spiagge emersa e sommersa, caratterizzandone granulometria, composizione e colore. Per estendere nel tempo in modo continuativo questo sistema di monitoraggio è stata costituita, su una decina di spiagge di particolare interesse turistico, una rete di videosorveglianza con stazione meteo che trasmettono, in continuo, informazioni sull’evoluzione della spiaggia e sulle condizioni che l’hanno determinata. La rete è attualmente gestita da GEOLOGIS s.r.l. Spin Off dell’Università degli Studi di Messina, ma a breve dovrebbe transitare nelle competenze dell’Autorità di Bacino che per la Regione Siciliana si occupa della gestione della fascia litorale e del contrasto all’erosione costiera.

Il secondo risultato è concettuale.

Ancora una volta e ancora di più per le microspiagge (Pocket Beaches) è evidente che non è utile proteggere le spiagge con opere rigide che le imbruttiscono e provocano altra erosione sottoflutto. Ma, partendo da una conoscenza approfondita del sistema, monitorandolo nel corso delle diverse stagioni è possibile per ogni arenile proporre soluzioni specifiche.

Nelle microspiagge confinate da promontori aggettanti sarebbe utile intervenire con attività di autotrapianto di sedimenti, spostandoli nell’ambito della stessa spiaggia, da destra verso sinistra o dalla spiaggia sommersa a quella emersa. Questi interventi rientrano nelle possibilità consentite dal comma 2a dell’art. 1 dal comma g dell’art.2 della legge 173/2016 e con una spesa non esosa permettono di avere un arenile estivo dignitoso, rispettando in pieno la naturalità dell’ambiente e garantendo un’assoluta resilienza, naturalmente connessa alla stagionalità dell’intervento (Figura 1).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Figura 1 – Intervento di autotrapianto di sedimenti prelevati nel rettangolo individuato nella spiaggia sommersa; la linea di riva blu indica la sua posizione prima dell’intervento, mentre quella rossa indica la sua posizione dopo l’intervento (CoReMaspiagge s.r.l., Spiaggia di San Montano – Ischia).

Il monitoraggio del sistema, geomorfologico e sedimentologico, permetterà di implementare nel tempo la qualità dell’intervento, minimizzandone la dispersione, magari utilizzando delle semplici tecniche di mantenimento naturalistico dell’arenile, facendo un uso intelligente del rifiuto organico (si pensi alle foglie di Posidonia alle canne o agli arbusti) oppure ricorrendo a strutture rimovibili.

L’uso di queste strutture rimovibili potrebbe rappresentare l’uovo di Colombo” anche per le spiagge più lunghe, non protette dalla presenza di eventuali promontori e dove il semplice l’autotrapianto, potrebbe non sempre garantire il miglioramento della funzionalità della spiaggia. In questo caso si potrebbe favorire la deposizione naturale del sedimento oppure proteggere quello autotrapiantato, durante tutto il periodo autunnale – invernale, con il posizionamento di apposite strutture rimovibili, che 1) smorzerebbero l’azione delle onde, 2) difenderebbero i manufatti o le dune retrostanti e 3) favorirebbero la deposizione dei sedimenti fisiologicamente in circolazione.

In questo modo alla fine dell’inverno sarebbe possibile registrare meno danni nelle are più interne e un aumento del volume del sedimento depositato. E, una volta rimosse le strutture a inizio primavera, che andranno rimessate per il periodo primaverile – estivo per poi essere riutilizzate l’anno successivo, i sedimenti saranno naturalmente distribuiti dall’azione di onde e correnti.

Per quanto riguarda questi sistemi rimovibili la “forma” Jersey giganti forati, proposta dalla Beach System Italy© appare particolarmente interessante, permettendo di posizionarli in modo stabile riempiti d’acqua e rimuoverli svuotati con facilità; mentre le aperture triangolari favoriscono un migliore effetto di smorzamento delle onde, ottimizzando la deposizione dei sedimenti (Figura 2).

 

 

 

 

 

 

 

Figura 2 – Moduli di protezione rimovibili (in figura quelli relativi al brevetto (Beach System Italy©).

Come mostra il seguente video realizzato a difesa della spiaggia di un resort in Kenia, il risultato appare estremamente interessante, con una protezione passiva del sistema naturale retrostante e la deposizione di un’importante striscia di sedimenti.

Anche in questo caso il monitoraggio geomorfologico e sedimentologico del sistema permetterebbe di ottimizzare la qualità dell’intervento massimizzandone la capacità deposizionale.

Con il sistema dell’autotrapianto il Sindaco di San Vito lo Capo (Figura 3) in Sicilia e alcuni privati a Ischia e nel Lazio si sono garantiti una serena stagione balneare, spendendo poco e investendo in sostenibilità e resilienza.

Figura 3 – Spiaggia di San Vito lo Capo in Sicilia dove l’autotrapianto è stato effettuato speostando i sedimenti da Est verso Ovest.

Per quanto riguarda il Beach System Italy©, ancora non ha trovato possibilità d’applicazione in Italia, anche se negli Stati Uniti e in altri posti del mondo sono stati utilizzati con successo e sarebbe utile iniziare a sperimentarli, monitorandone l’effetto, come fatto dall’Università degli Studi di Messina per il progetto BESS, con le videocamere associate all’anemometro e alimentate da pannelli solari che trasmettono, in continuo, informazioni al server di GEOLOGIS srl.